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| Cairo vuole cedere il Toro
«Ho deciso di mettere in vendita il Torino», ha promesso (oppure minacciato: lo stabilirà la storia) Urbano Cairo. Partendo dall’ovvia premessa che la vera salvezza del Torino e del portafoglio del presidente sarebbe la promozione in serie A, non v’è dubbio che in questo momento la cessione del club rappresenterebbe un affare per entrambi: sia chi vuol cedere, sia chi potrebbe comprare. Il punto nodale della questione è proprio questo: Cairo si dichiara disposto a passare la mano, però nessuno sa se e soprattutto quando ciò avverrà. E la questione non è di lana caprina, è sostanziale non marginale: oggi il Torino può avere un prezzo, a giugno certamente ne avrà un altro e tra un anno un altro ancora. Paradossalmente oggi Cairo e la totalità dei tifosi debbono essere completamente d’accordo su un aspetto: il vero problema del Torino non è ciò che è successo sino a ieri, ma quel che accadrà da oggi in poi.
BIFRONTE - La sensazione sempre più palpabile è che l’ultimo Cairo sia lontanissimo dal gemello che invece praticamente non sbagliò un colpo dal settembre 2005 alla metà di giugno del 2006. Dall’investitura presidenziale alla notte di euforia ed esaltazione dopo il raggiungimento della serie A. Che l’attuale patron sia uscito con questa fragorosa esternazione mediatica alla vigilia di una partita fondamentale per le sorti dell’attuale campionato denota quantomeno frustrazione, e comunque può generare confusione. Aspettare sino a domani non avrebbe indebolito quell’uscita mediatica, né mutato d’una virgola la situazione: però Colantuono e la squadra probabilmente avrebbero vissuto la vigilia della partita a Padova con minori imbarazzi e tensioni. Si pensi ai nuovi arrivati: sono giunti al Toro carichi di speranze e di ambizioni, come possono accogliere adesso la notizia della cessione del club ben sapendo che un nuovo management quasi certamente azzererebbe ogni cosa? Ma al di là di queste emozioni romantiche, sono i numeri e alcuni concetti dell’intervista cairota a generare perplessità. Indubbiamente nel Torino il presidente ha investito molti soldi. Però non è colpa né dei tifosi e nemmeno della critica se spesso lui li ha spesi malamente.
I CONTI NON TORNANO - Quanti milioni di euro sono evaporati come una bolla di sapone soltanto per ammonticchiare la collezione d’esoneri di allenatori (con i loro numerosi staff al seguito) e direttori sportivi? Come anticipazione, basti sapere che solo nel 2007 le risoluzioni contrattuali sono costate poco meno di tre milioni di euro (al centesimo: 2.926.000 euro). Pertanto senza quei ribaltoni cui peraltro ne sarebbero seguiti tanti altri, troppi - il Torino avrebbe contenuto le perdite a cifre ben più ridotte. Lo stesso rimprovero è spendibile per l’ingagg...Read the whole post...
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