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| Maldini, l'ombra dell'evasione fiscale
MILANO - Anche lui, il "Capitano", la faccia pulita del Milan, insomma: Paolo Maldini, rischia di vedere compromessa la sua immagine per una storiaccia di evasioni fiscali, corruzioni e spionaggio fiscale.
La vicenda, che coinvolge oltre 40 persone tra funzionari infedeli, commercialisti, avvocati, notai e perfino un giornalista televisivo, Davide De Zan, emerge dall’avviso di chiusura indagini firmato due giorni fa dal pm Paola Perrotti e vede l’ex capitano rossonero, nonché la moglie Adriana Fossa, indagati in concorso per corruzione e accesso abusivo al sistema informatico dell’Agenzia delle entrate e sospettati di evasione fiscale con la loro società Velvet, attraverso lo studio Cm Servizi Amministrativi, gestito da Luciano Bressi, ex funzionario dell’ufficio tasse, riciclatosi come efficace commercialista dei vip: ai quali, dal bell’ufficio di via Manara, situato proprio di fronte al Palazzo di Giustizia, prometteva attraverso il suo magico computer dotato di password riservate dell’Agenzia delle Entrate, di abbattere l’imponibile fiscale. Maldini e la moglie, in particolare, si sarebbero avvalsi di questo sistema per ottenere informazioni sui redditi di Alessandro Paolo Baresi, solo omonimo dei più noti calciatori, con il quale volevano costituire una società edile immobiliare per alcune speculazioni in Toscana.
Le richieste di accesso abusivo, avvenute tra il 27 e il 29 gennaio dell’anno scorso, hanno lasciato una traccia in alcune intercettazioni della Gdf sull’utenza del commercialista: «Volevo fare - dice Maldini - una piccola...verifica su, su Alessandro, eh...Come si può fare? Su di lui si può fare una verifica fiscale...Nel senso se ha avuto problemi con la giustizia ad esempio eh...Oppure se ha avuto problemi col fisco...». Maldini, scrivevano i giudici nel provvedimento di arresto di Bressi, intendeva tra l’altro svolgere degli accertamenti di giustizia («Giustizia posso chiederla a qualcun altro») e sarà interessante sapere a chi quando, e se, finirà a processo. Per ottenere «trattamenti fiscali più favorevoli» e informazioni riservate, secondo il pm, Maldini oltre all’onorario ufficiale (40 mila euro annui), avrebbe corrisposto a Bressi «in nero una somma non inferiore ai 185 mila euro». Ieri sera, con un comunicato del suo legale, Danilo Bongiorno, Maldini ha parlato di «accuse infondate», ha fatto sapere di «sentirsi tranquillo» e di considerarsi «una parte lesa». Spionaggio fiscale anche per il giornalista Mediaset, Davide De Zan che grazie al funzionario Giuseppe Lomuti si sarebbe intrufolato nel sistema informatico delle Finanze per ottenere dati fiscali su due colleghi noti: Alessandro Piccinini e Paolo Ziliani.
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